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Risposte alle domande del webinar "Aspettando Godot"

Nel webinar si è parlato, prendendo spunto dall'omonima commedia di Samuel Beckett, degli studenti che lavorano, per diversi motivi, al di sotto del loro potenziale. In letteratura essi vengono definiti "underachievers". In generale, malgrado la ricca letteratura a livello internazionale, non si è ancora giunti ad una soluzione univoca a questo problema. Ogni intervento va quindi calibrato sul singolo, sia che sia uno studente o un adulto.

Durante il webinar sono emerse alcune domande a cui rispondo qui di seguito.

D: nostra figlia riempie tutto il suo tempo libero leggendo e scrivendo. Questo se da una parte è bellissimo, dall'altra la porta a stare sempre e solo in casa, a non muoversi e a non instaurare né a coltivare relazioni.

R: un'idea potrebbe essere quella di farle fare un corso di scrittura creativa o di farle frequentare gruppi di altri ragazzi e ragazze che condividono la stessa passione.

D: se noi genitori ci accorgiamo che nostro figlio ha tante competenze e un grande talento, che lo appassiona, ma tende comunque a non impegnarsi a fondo, perché i risultati arrivano facilmente, come possiamo aiutarlo a capire che la fatica porta a grandi soddisfazioni?

R: L'impegno e la fatica sono elementi che alcuni hanno ben chiari in testa e sanno che per raggiungere obiettivi di alto livello o comunque quelli che si sono prefissati. L'altro elemento è la passione, che guida le nostre scelte più audaci e ci permette di andare oltre e di non fermarci mai. Se qualcuno di questi elementi è carente, ma vi è un talento specifico che comunque lo appassiona, va stimolato inserendolo in corsi avanzati, con altri studenti che hanno la stessa passione. Bisogna alzare l'asticella.

D: Mia figlia di 10 anni si annoia a fare i compiti e ci mette talmente tanto tempo che non ha tempo libero!

R: dovrebbe avere un piano didattico personalizzato per eliminare le eccessive ripetizioni di cose che ha già acquisito e puntare sul potenziamento di quello che le interessa.

D: Mia figlia ha molta passione per i film dei supereroi e videogiochi. Aveva molti interessi e si è spenta. Non legge più perché ha paura di fantasticare: leggeva moltissimo. Non partecipa più a scuola perché era presa in giro come secchiona. E’ diventata timidissima. Cosa fare?

R: Non conosco l'età di sua figlia ma credo che avrebbe bisogno di confrontarsi anche con ragazzi e ragazze che hanno interessi simili di modo che possa ritrovare la passione ed impari a stare insieme agli altri senza rinunciare a se stessa.

D: Non so come aiutarlo a trovare qualcosa che gli dia entusiasmo.

R: Questa domanda sintetizza quella fatta da molti genitori. La mancanza di interessi specifici o di passioni è purtroppo un problema di molti studenti, anche non plusdotati, che non ha una soluzione facile. Alcuni hanno bisogno di tempo e di crescere per trovare la loro strada, altri mancano della voglia di fare fatica e preferiscono giocare ai videogiochi o vedere la TV. L'entusiasmo non si crea dal nulla ma parte da dentro e forzare la situazione non è quasi mai una soluzione vincente. Ognuno ha il suo percorso ed un tempo diverso di maturazione. Alcuni non sviluppano mai una vera passione per qualcosa ma svolgono le attività, i compiti e proseguono anche gli studi all'Università facendo quasi una non scelta. Credo che comunque sino alle superiori sia prematuro trarre conclusioni che poi potrebbero essere smentite da una maturazione un pò tardiva. Se la cosa diventa un vero problema, consiglio di rivolgersi ad uno specialista.

D: Liceo. Quando compiti molto complicati riescono molto bene e quelli semplici no si tratta sempre di underachievement. È un aspetto? Che succede? Mio figlio non se lo spiega. Inoltre in età adolescenziale diventa difficile per i genitori fargli mantenere la passione per i propri talenti. A volte hanno bisogno di sperimentare il gruppo... Che fare? Aspettare?

R: in effetti non è underachievement. Il problema è che probabilmente mancano alcuni passaggi elementari che non sono stati sufficientemente approfonditi nelle classi inferiori e quindi mancano le basi. Per questo è fondamentale evitare di fargli saltare le competenze di base perché sanno fare cose più complesse. Solo quando le basi sono acquisite si passa ad altro. Per quanto riguarda la passione, non sta ai genitori fargliele mantenere ma a loro coltivarle. Questo non esclude il gruppo dei pari, che sono fondamentali, perché le due cose possono coesistere. Infine, essere bravi in molte cose non. vuol dire avere talenti diversi. Nella stragrande maggioranza dei casi il vero talento, dove c'è, è uno. Ed è quello che va coltivato e riconosciuto dallo studente stesso.

D: Figlio ApC di 13 anni. Non è il problema delle attività da proporre ma la rabbia e l’oppositivitá feroce con cui risponde a tutto quello che viene proposto.

R: si vede che vuole essere indipendente nello scegliere cosa fare. Se si oppone e poi si continua ad insistere, rischia di non fare più nulla. Il problema, molto più complesso ed articolato da spiegare, lo si può riassumere nel fatto che quando viene fatta una valutazione e si scopre che il proprio figlio o figlia è plusdotato/a, non si pensa che è anche altro. A volte gli si chiede troppo, si pretende e non gli si lascia lo spazio della scelta. La plusdotazione è una neurodiversità che per forza non si collega ad un talento o una passione. Oppure nasce dopo. ma deve essere una scelta perché altrimenti molti si ribellano e rifiutano anche quella parte di loro stessi.



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